domenica 17 aprile 2011

Conclusioni dell’avvocato generale nella causa C-70/10 Secondo l'avvocato generale Cruz Villalón, un provvedimento che ordina ad un fornitore di accesso a Internet di predisporre un sistema di filtraggio e di blocco delle comunicazioni elettroniche per tutelare i diritti di proprietà intellettuale lede, in linea di principio, i diritti fondamentali

Conclusioni dell’avvocato generale nella causa C-70/10
Secondo l'avvocato generale Cruz Villalón, un provvedimento che ordina ad un fornitore di accesso a Internet di predisporre un sistema di filtraggio e di blocco delle comunicazioni elettroniche per tutelare i diritti di proprietà intellettuale lede, in linea di principio, i diritti fondamentali
Per essere ammissibile, un provvedimento di questo tipo dovrebbe rispettare le condizioni per la limitazione all’esercizio dei diritti previste dalla Carta dei diritti fondamentali. In particolare, dovrebbe essere basato su un fondamento normativo che soddisfi i requisiti della «qualità della legge» in questione
In forza della normativa nazionale, i competenti giudici belgi possono ingiungere la cessazione di qualsiasi lesione ad un diritto di proprietà intellettuale. In particolare, è previsto che, qualora un terzo si avvalga dei servizi di un intermediario per cagionare tale tipo di lesione, i giudici sono autorizzati ad adottare un'ingiunzione recante un provvedimento inibitorio nei confronti di tale intermediario.
La Société belge des auteurs compositeurs et éditeurs (Società belga degli autori, compositori ed editori) (Sabam) ha chiesto l'adozione di un provvedimento provvisorio nei confronti della Scarlet Extended SA, un fornitore di accesso ad Internet (FAI). La Sabam richiedeva, innanzitutto, che si dichiarasse l'esistenza di lesioni al diritto d'autore relativo alle opere musicali appartenenti al suo repertorio, cagionate dallo scambio non autorizzato, mediante servizi forniti dalla Scarlet, di file elettronici musicali, realizzato, in particolare, tramite software peer-to-peer. La Sabam domandava inoltre che fosse ingiunto alla Scarlet, a pena ammenda, di far cessare tali lesioni, rendendo impossibile o paralizzando qualsiasi forma di invio o di ricevimento da parte dei suoi clienti, mediante software peer-to-peer, di file contenenti un'opera musicale senza l'autorizzazione dei titolari dei diritti.
Con sentenza 26 novembre 2004 l'esistenza di tali lesioni al diritto d'autore è stata riconosciuta. Previo svolgimento di una perizia, con una seconda sentenza pronunciata il 29 giugno 2007, la Scarlet è stata condannata a far cessare tali lesioni del diritto d'autore rendendo impossibile qualsiasi forma di invio o di ricevimento da parte dei suoi clienti, mediante un software peer-to-peer, in particolare, di file elettronici contenenti un'opera musicale del repertorio della Sabam, e ciò entro un termine di sei mesi 1, a pena di un'ammenda giornaliera di € 2500 in caso di inottemperanza alla sentenza.
La Scarlet ha interposto appello avverso tale sentenza dinanzi alla Cour d’appel de Bruxelles (Corte d'appello di Bruxelles) che deve decidere se confermare il provvedimento adottato contro la Scarlet. In questo contesto, la Cour d’appel de Bruxelles chiede alla Corte di giustizia se il diritto dell’Unione, e in particolare i diritti fondamentali garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali, consentano ad un giudice nazionale di emettere, in forma di ingiunzione, un provvedimento che ordini ad un fornitore di accesso a Internet di predisporre un sistema di filtraggio e di blocco di tutte le comunicazioni elettroniche.
Nelle conclusioni di data odierna, l'avvocato generale constata che il sistema da predisporre deve garantire, in primo luogo, il filtraggio di tutte le comunicazioni di dati che transitano sulla rete della Scarlet onde individuare quelle che implicano una lesione del diritto d'autore. Mediante tale filtraggio il sistema deve garantire, in secondo luogo, il blocco delle comunicazioni che comportano effettivamente una violazione del diritto d'autore, sia a livello della richiesta che a livello dell'invio.
L’avvocato generale Cruz Villalón ritiene che il provvedimento di ingiunzione rivesta pertanto la forma di un obbligo generale destinato a essere esteso, a lungo termine, in modo permanente a tutti i fornitori di accesso a Internet. L'avvocato generale sottolinea in particolare che il provvedimento colpisce in modo duraturo un numero indeterminato di persone fisiche o giuridiche senza tener conto del loro rapporto contrattuale con la Scarlet né del loro Stato di residenza. Infatti, il sistema deve poter essere in grado di bloccare qualsiasi invio da un utente di Internet abbonato alla Scarlet ad un altro utente - abbonato o meno alla Scarlet e residente o meno in Belgio - di qualsiasi file che si suppone arrechi pregiudizio a un diritto di cui la Scarlet cura la gestione, la raccolta e la tutela. Inoltre, esso deve anche consentire di bloccare il ricevimento da parte di qualsiasi utente di Internet abbonato alla Scarlet di ogni file che leda il diritto d'autore e provenga da qualsiasi altro utente. Per di più, tale provvedimento sarebbe applicato in abstracto e a titolo preventivo, ossia senza che siano stati preventivamente constatati un'effettiva lesione o un rischio di lesione imminente ad un diritto di proprietà intellettuale.
L'avvocato generale precisa inoltre che il provvedimento in esame si presenta come un nuovo obbligo. Infatti, il provvedimento imporrebbe alla Scarlet un’obbligazione di risultato per quanto riguarda la tutela dei diritti d'autore protetti dalla Sabam, mediante il sistema istituito, e ciò a pena di ammenda. Inoltre esso porrebbe a suo carico i costi per la creazione del sistema di filtraggio e di blocco. In tal modo, attraverso il sistema da predisporre, la responsabilità giuridica ed economica della lotta allo scarico illegale di opere piratate su Internet sarebbe largamente delegata ai fornitori di accesso a Internet.
Muovendo da queste caratteristiche, l'avvocato generale Cruz Villalón giunge alla conclusione che la predisposizione di un tale sistema di filtraggio e di blocco si risolve in una limitazione del diritto al rispetto del segreto delle comunicazioni e del diritto alla protezione dei dati personali, tutelati dalla Carta dei diritti fondamentali. L'applicazione di un tale sistema limiterebbe inoltre anche la libertà d'informazione tutelata dalla Carta dei diritti fondamentali.
L'avvocato generale ricorda tuttavia che la Carta dei diritti fondamentali riconosce la possibilità di una limitazione all'esercizio dei diritti e delle libertà da essa garantiti, a condizione, in particolare, che siffatta limitazione sia «prevista dalla legge». In virtù della giurisprudenza sviluppata in materia dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, l'avvocato generale Cruz Villalón ritiene che una limitazione all'esercizio dei diritti e delle libertà garantite dalla Carta dei diritti fondamentali debba basarsi su un fondamento normativo che risponda ai requisiti relativi alla «qualità della legge» in questione. Pertanto, dal suo punto di vista, una limitazione dei diritti e delle libertà degli utenti di Internet come quella oggetto di questa causa sarebbe ammissibile solo se si basasse su un fondamento normativo nazionale accessibile, chiaro e prevedibile.
Orbene, secondo l'avvocato generale non si può considerare che l'obbligo a carico dei fornitori di accesso a Internet di predisporre, a loro spese, il sistema di filtraggio e di blocco in questione sia stato previsto in modo espresso, tempestivo, chiaro e preciso nella disposizione di legge belga in questione. Infatti, l'obbligo imposto ai fornitori di accesso a Internet è alquanto singolare, da una parte, e «nuovo», o addirittura inatteso, dall'altra. L'avvocato generale sottolinea che, peraltro, né il sistema di filtraggio, destinato ad essere applicato sistematicamente e in modo universale, permanente e perpetuo, né il meccanismo di blocco, che può essere attivato senza che sia prevista la possibilità per le persone che lo subiscono di contestarlo o di opporvisi, sono corredati da sufficienti garanzie.
Di conseguenza, l'avvocato generale propone alla Corte di giustizia di dichiarare che il diritto dell'Unione vieta ad un giudice nazionale di emanare, sulla base di una disposizione di legge belga, un provvedimento che ordini ad un fornitore di accesso ad Internet di predisporre, nei confronti della sua intera clientela, in abstracto e a titolo preventivo, esclusivamente a spese di tale fornitore e senza limitazioni nel tempo, un sistema di filtraggio di tutte le comunicazioni elettroniche che transitano per i suoi servizi (in particolare mediante l'impiego di software peer-to-peer) per individuare, nella sua rete, la circolazione dei file elettronici contenenti un'opera musicale, cinematografica o audiovisiva sulla quale un terzo affermi di vantare diritti, e in seguito di bloccare il loro trasferimento, a livello della richiesta o in occasione dell'invio.